Voldomino

Voldomino, ossia «Volto di dio». Con questa licenza poetica all’etimologia ufficiale (Voldomino deriva da *guado, sul fiume Margorabbia che scorre ai piedi dell’abitato) Vittorio Sereni intendeva sottolineare la singolare aurea che circonda l’abitato, da sempre ritenuto origine prima e più antica dei luoghi, di tutti i luoghi che compongono oggi il variegato quadro degli insediamenti presenti nel perimetro del comune di Luino.

Data di pubblicazione:
17 Febbraio 2022
Voldomino

Una Voldomino antica è quella che è emersa, del resto, anche dagli studi: la sua parrocchiale era già a tre navate in epoca carolingia, quando a Luino (capoluogo) non esisteva, forse, neppure un edificio sacro; poco distante, una casa anonima ha svelato qualità e strutture di torre, rialzata pure un età carolingia, ma su basamento da far risalire, addirittura, al V sec. dopo Cristo. Voldomino odierna è suddivisa, a sua volta, in due abitati: Inferiore, presso la confluenza del fiume Margorabbia con il fiume Tresa e un tempo chiamato, semplicemente, Molini; Superiore, ossia il nucleo antico. I due abitati costituivano il comune di Voldomino, soppresso nel 1928 e aggregato a Luino.

   

1. Chiesa di Santa Maria Assunta e torre “la Fuga” (oggi campanile). Piazza Piave

Le antiche origini della chiesa parrocchiale di Voldomino Superiore furono svelate da recenti scavi. Sotto il pavimento, infatti, è emersa la fondazione di una chiesa a tre navate, ciascuna conclusa da tre absidi di uguale dimensione, secondo un modello carolingio derivato dagli esempi ancora presenti nelle valli retiche della vicina Svizzera. La chiesa aveva orientamento opposto all’attuale, ossia con ingesso rivolto alla valle e non dall’odierna pizza. Questo impianto fu modificato nel corso dei secoli. Nel XVII sec. la chiesa ebbe nuove dimensioni e nuova facciata, ancora in parte visibile girando alle spalle del fabbricato. Nel 1875-1879 si giunse all’edificio odierno, rivolto alla piazza dell’ingrandito paese. All’interno, affreschi decorativi settecenteschi in parte recentemente recuperati. L’organo fu istallato nel 1805. A destra della chiesa, un vicolo (v.lo Canonica) conduce alla base del campanile; ne è stata riconosciuta l’origine civile, ossia di torre riferibile ad una domus castellata dotata, forse, di terrazzi merlati. La denominazione, la Fuga, derivava dalla possibilità di ritrovarsi un rifugio protetto e sicuro.

     

2. Torre Claudia. Via Martiri di Voldomino/Via San Biagio

Si deve ad un architetto e storico attento, Sandro Mazza, l’individuazione di una seconda torre, ben più antica, in angolo tra le attuali vie Martiri di Voldomino e San Biagio. La facciata su via Martiri di Voldomino è ben visibile: sopra un basamento possente, si eleva un ininterrotto piano verticale scandito da lesene salienti sino al tetto. Questo fu l’indizio per collocare la parte terminale del fabbricato ad epoca carolingia o tardo carolingia. La base, per fattura di murature e impianto, sarebbe invece più antica, risalente al V-VI sec. d. C. Si trattava, in origine, di una vera e propria porta d’accesso ad un castrum, ossia apprestamento difensivo effettivamente allestito in quei secoli bui per far fronte all’incalzare delle invasioni barbariche. La denominazione (Torre Claudia) è stata deliberatamente associata al fabbricato durante gli studi.


3. Chiesa di San Biagio. Via San Biagio.

Poco a valle della Torre Claudia, la piccola chiesetta di San Biagio conserva preziose testimonianze dipinte. All’esterno, il fabbricato è semplice, con facciate simmetriche, verso monte e verso valle, caratterizzate da una finestra centrale ‘a serliana’. L’origine è antica, ma, all’interno, gli affreschi sono databili agli inizi del Cinquecento. Furono scoperti negli Anni sessanta del Novecento, e subito restaurati. Un gigantesco San Cristoforo simboleggia il ruolo di sentinella e guado sul fiume Tresa svolto, nei secoli, da Voldomino. La Madonna di Loreto reca ancora la data di esecuzione e la firma dell’autore: 1503 die 9 iunii / Gulielmus de Monteg(ri)no pin(x)it. A questo allora ignoto pittore furono, nei decenni successivi, associate molte opere, a partire da una grande Crocifissione, presente nella chiesa parrocchiale di Brissago Valtravaglia, per la quale fu possibile, persino, recuperare il contratto stipulato nel 1513. La tela sull’altre maggiore, Madonna e angeli, è opera di buona bottega del Seicento. 

     

4. Ex “conventino”. Via della Chiesa.

Coinvolge “nobili” e “magnati” di Voldomino la truce vicenda riguardante un monastero femminile esistente nel cuore dell’abitato durante il Quattrocento. Una cronaca del 1473 documenta i fatti: «c’era quivi un monastero di monache e, come si racconta, uno dei magnati […] usò violenza su alcune di loro; poiché le monache non tollerarono e deprecarono le violenze commesso per innata, perfidia superbia e per nequizia, quei nobili ne mandarono due al rogo». Ritornate «al mondo», le monache (la badessa in testa) intercedettero presso il papa n Roma per far cadere interdetto e scomunica su tutto l’abitato di Voldomino. Da qui la delegazione che, nel 1473, si recava a Roma per cercare di levare «presenti e futuri» voldominesi «da ogni peso di scomunica e maledizione altre volte inflitte ai loro antecessori». Resti del convento (un porticato terreno con colonne risalenti alla fine del XV sec.) si ammirano entrando sotto il “voltone” che da piazza Piave immette nella via della Chiesa. 

Per chi vuole sapere di più

Da Voldomino, in amicizia: “Mangia come parli”. Un prontuario di ricette tradizionali e moderne suggerito dalla Terza età, a c. di Aldo Mongodi, Nastro & Nastro, Germignaga 1994.
Pierangelo Frigerio, Storia di Luino e delle sue valli, ed. Macchione, Varese 2008.
Pierangelo Frigerio, Voldomino. Il volto dell’uomo, Francesco Nastro, Germignaga 2007.

Ultimo aggiornamento

Giovedi 18 Aprile 2024